01 June 2007

A cincisprezecea zi de concediu si ultima din aceasta serie

Pio Carlone - pictor australian
De ce aici? Nu stiu, are o forta. Un italian in Australia.

Am mai aruncat o plasa de lucruri ale trecutului. Am terminat cu coltul stanga. Ca sa pot sa reiau munca de gunoier trebuie sa-mi las timp pentru relaxare. Daca sunt in plin proces de sortare si trebuie sa decid ce arunc si ce nu, in caz ca neuronii nu fac fata la un volum mare de decizii ce trebuie luate in timp scurt, trebuie sa ma opresc si sa reiau mai tarziu procesarea mentala.

Azi am facut Fried Zucchini Flowers si ieri Rose Flowers Jam. Trebuie sa mai gasesc 30 de flori comestibile. Ei, o sa fac cu vegetale, fructe, legume.

* cam trist template-ul asta, header-ul la fel... parca m-as fi mutat in alta casa, mai eleganta, dar straina.

EXP. Din cand in cand intepaturi in diverse locuri. Senzatie rapida ca esti comprimat. In zona ficatului intepaturi la mana dreapta.

Mai sunt si altii care nu incap in blogosfera:
"Mi appare del tutto incomprensibile, la reazione da parte di certi blog, che vivono ogni analisi critica come un attacco ad una "categoria". Per questo mi chiedo, ma il blogger è una categoria, a prescindere dalle differenze in termini di contenuto, stile, visione, che ogni blog esprime? E' possibile che molti vivono ogni giudizio sul "mondo dei blog" come un attacco personale?

Ho provato a prendere uno degli editoriali di Carlini e leggerlo in modo sereno. Di seguito esprimo le mie opinioni su una serie di sue riflessioni.

"Blog, parola da abbandonare, perché ormai troppo generica e già logorata dal suo stesso lusinghiero successo "

Non ne vedo la ragione, anche il libro è una parola generica, ma questo non significa che tutti i libri siano uguali.

"In molti blog, così come in tantissimi forum, scatta poi un meccanismo di autosegregazione e di conflittualità amico-nemico. La segregazione significa frequentarsi solo tra chi è già d'accordo, il che genera quel fenomeno psico-sociale chiamato groupthink che impedisce non si dice di capire, ma anche soltanto di vedere il punto di vista diverso."

E' assolutamente vero, i BarCamp, certi blog, non sono più "luoghi" dove conversare, ma in cui cercare persone con un pensiero simile. Ma è anche vero che questo succede nella vita. Quante sono le persone che comprano un quotidiano di tendenza opposta alla propria per confrontare le opinioni? Quante le persone realmente interessate alla conversazione e non a difendere una posizione? La blogosfera permette di poter partecipare ad infinite conversazioni, se poi questo non succede è per scelta delle singole persone.

"E' il guaio dell'eccesso di identità che mentre rafforza e compatta una comunità, al tempo stesso erige barriere contro chi non ne fa parte, che siano i tifosi della squadra avversaria o quelli con la pelle troppo scura o troppo chiara."

Anche questa affermazione è vera, ai BarCamp per ammissione degli stessi partecipanti, si rafforzano le relazioni già in essere invece che aprire verso i nuovi partecipanti. Si dichiara a parole di volere combattere il digital divide, ma alla fine si erigono barriere, perchè il digital divide è utile per chi vuole difendere la propria posizione di blogstar.

Per tutti questi motivi potrebbe essere sensato abbandonare la parola e cominciare a praticare qualcosa di più ricco e discorsivo dove non si parli per parlare, ma si parla, e se serve ci si accapiglia, per fare, ovvero per cambiare lo stato di cose presenti.

Questa è l'affermazione che condivido di più in assoluto. Il caso Ritalia è emblematico. Esiste sicuramente una responsabilità da parte degli organizzatori per la situazione di stallo in cui si trova il progetto. Io sono sicuramente una delle persone che dovrebbero essere rimproverate di più per questo. E' anche vero che un progetto collettivo non può basarsi sul lavoro di poche persone. Noi dovremo andare avanti con le poche forze che abbiamo, per rispetto delle persone che hanno partecipato al progetto, ma è legittimo domandarsi se esiste un livello di maturità della blogosfera italiana in senso progettuale. E' possibile passare dalla protesta alla proposta?

Si può parlare di blog e di blogger in modo sereno senza innescare guerre di religione? Se questo non fosse possibile allora avrebbe ragione chi definisce i blogger una categoria."


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